“Intimidazioni e violenze”: quando il “sapere (non) aude”

Una riflessione sul comunicato contro "violenze e intimidazioni" di alcuni giorni fa.

“Intimidazioni e violenze”: parole forti, che lasciano il segno nel contesto universitario. La parola università deriva dal latino e l’attuale significato che tutti noi vi attribuiamo deriva da quello medievale inteso come: «corporazione, insieme di persone associate». Nulla a che vedere con “intimidazioni, violenze e pressioni”. Nel comunicato di Studenti Unisa, di pochi giorni fa, si legge proprio quella parola “pressioni”. L’università è il luogo della conoscenza per eccellenza, lo abbiamo come monito, a caratteri cubitali, pure alla Biblioteca Scientifica: “Sapere Aude”. Quel sapere che ti libera dalle catene degli istinti, non ti opprime, e ti forma anche come animale sociale, capace di vivere nella comunità nel rispetto dell’altro. Eppure, succede che -nel luogo della conoscenza per eccellenza, nel tempio del sapere, nel tempio delle associazioni intese come confronto, aiuto reciproco, dialogo- negli ultimi mesi, abbiamo assistito a sedi di associazioni vandalizzate, scritte sui muri minacciose, a  “intimidazioni effettuate con frasi spiacevoli e atteggiamenti aggressivi” (dal comunicato di Studenti Unisa), al “minacciare il mancato superamento di un esame in assenza di voto di scambio, passando per le candidature estorte in maniera ingannevole e fuorviante […]”; tutte azioni violente che sarebbero state segnalate anche alle autorità. Succede che le elezioni, alla base di una democrazia, non rappresentano più un momento di dialogo civile, di sana competizione, di partecipazione alla vita democratica, ma diventano “fonte crescente e palpabile preoccupazione degli studenti universitari, attualmente preda di un contesto malsano in cui pressione sociale e timore regnano sovrani”. L’intento del comunicato è stato quello di scuotere le coscienze per invitare a riflettere su quanto accaduto, l’intento di questa riflessione si accoda a quanto detto, augurando a tutta la comunità studentesca di vivere questo momento all’insegna della libertà, intesa come un campo protetto da violenze e intimidazioni.

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